TEDxCatania 17 giugno 2025, Centro fieristico Le Ciminiere, sono queste le coordinate temporali e spaziali per scoprire “Le radici del futuro”.
Dove ti vedi fra 25 anni? A cosa porteranno le tue idee? E le mie? Il futuro passa da noi e nostra è la responsabilità di condividere e far emergere quelle idee che ci permettono di affrontare le grandi trasformazioni, rendendo il futuro non solo immaginabile, ma realizzabile.
È in questo ambiente stimolante che ha preso la parola anche la cantante Anna Castiglia.
Il suo è stato un intervento sulla figura del cantante, e più in generale dell’artista, emergente, aggettivo derivante dal participio presente di emergere. Non a caso la continuità del suo discorso è stata tracciata proprio dalle parole di una sua canzone “Participio presente”. Un tempo che indica un’azione che si sta svolgendo, con valore di continuità e attualità. Ed è questa la condizione di molti giovani nel nostro Paese, figure che vagabondano in cerca di esperienze e sviluppi per la propria arte.
Non c’è retribuzione per il cantante privo di notorietà, e quindi di credibilità, per cui, l’evoluzione (o involuzione) più probabile di queste storie, è che lui o lei si venda per un po’ di popolarità, per costruire la propria immagine, ossia il proprio brand, a costo di risultare figure prive di contenuto.
È questo uno dei punti focali della discussione: prima di sfondare bisogna fondare perché “ciò che arriva è il messaggio e lo fa lentamente ma, poi, si deposita”. Anna loda il pubblico di oggi per la sua propensione a rivendicare contenuti, semplicità e verità ma, al contempo, chiede allo stesso pubblico di non aspettare che gli artisti emergenti diventino famosi per dare loro credibilità.
L’artista conclude con un consiglio per chi, come lei, si approccia al mondo della musica, una strada inquinata da ritmi non sostenibili. A volte, la soluzione è cambiare strada. Non è sempre necessario percorrere il solito iter che passa dal grande schermo, attraverso una notorietà vestita di immagini effimere: il successo in campo musicale, e non solo, non corrisponde infatti a quello che la società vorrebbe farci credere.

In questo luogo pullulante di idee ho avuto occasione, io giovane studentessa appassionata di parole dense di significato, di intervistare proprio lei, la musicista emergente che, per eccellenza, nei suoi testi di spessore ne disegna così tanto da scuotere le menti dei suoi ascoltatori.
Anna Castiglia è attualmente una delle poche voci che introduce non solo note musicali e ottime intonazioni, ma concetti complessi, strutturati e articolati in modo tale da non risultare mai scontati, per quanto comuni, mai superficiali perché le parole, nei suoi testi, sono calibrate a puntino, per non lasciare spazio alle solite conclusioni affrettate. È necessario scavare nel sottotesto per ricavarne la pienezza del messaggio, sempre ben amalgamato con la leggerezza del suo cantato.
Una cantante, una ballerina di tiptap, una performer… Anna, cosa sei?
Oddio, bella domanda, non lo so…
Forse un megafono che dà voce a suoni inaspettati e bizzarri?
Grazie, questo è un complimento.
Tu scrivi Dammi retta, fai la gavetta, Aspetta il testimone, come nella staffetta. Questo è un piccolo estratto del brano Participio Presente. Come vivi tu questa “gavetta”? È più un peso o un processo che rivendichi con orgoglio?
No, è un processo che rivendico anche con orgoglio, mi rendo conto che è fin troppo difficoltoso questo percorso per le persone emergenti in quanto “va bene la gavetta”, ma non si sa mai quando finisce.
E i poveri cantautori si vendono nell’app (No!)
Ma fanno pochi ascolti per colpa della trap
Per questo ho fatto cambiamenti radicali (Ah sì? Ma dai!)
Adesso il mio modello è Ghali.
Il titolo ha immediatamente un forte impatto pop, ma il testo è tutt’altro che leggero. Cosa rappresenta per te quel nome? È un riferimento reale, simbolico o un gioco linguistico?
È tutte e tre le cose, volevo parlare della tendenza che si ha nel dar la colpa alla qualunque. Un po’ come quando i cantautori giudicano i nuovi generi trap o rap come la colpa del loro insuccesso, ma non è così. Volevo difendere Ghali e quello che rappresenta lui, ma è anche un gioco linguistico.
Hai fondato insieme ad altre artiste a Torino un collettivo dal nome Fuori posto prima, Canta fino a dieci poi. Quale messaggio pensi sia arrivato al pubblico tramite questo progetto e cosa invece è stato travisato?
Difficile dirlo perché non ho un riscontro reale con il pubblico su questo, dovrei intervistarlo per saperlo. Spero però che il messaggio che arrivi sia quello che vogliamo portare, ossia la normalizzazione delle donne sul palco e dietro il palco, la rottura di certi stereotipi che le vedono sempre in competizione. Spero non venga travisato come qualunque cosa terribile che rischia di allontanare le persone dal tema, ad esempio come fosse un gruppo vocale in quanto non è niente di tutto ciò.
Anna, un’ultima domanda. Molti dei tuoi testi sembrano scritti per chi si sente un po’ fuori posto. Ti rivolgi a un pubblico preciso quando scrivi o i tuoi brani nascono da un’esigenza personale?
Sì, nasce un po’ da quello che provo io, cerco di visualizzare il pubblico e un po’ lo vedo ai concerti però, a meno che io non scriva per una persona nello specifico, cerco di lavorare per quello che sento e poi “a chi arriva arriva”, non scelgo il pubblico.


Arianna Pedone, Redazione SSC UniCT
"Festina lente" Augusto