Il tono è dimesso, un ex ministro ed ex sindaco di Roma non parla dalla grande cattedra dell’Auditorium Giancarlo De Carlo, ma al centro della sala, in un divanetto avvolto dal pubblico. È il tono della prima delle superchiacchierate con cui la Scuola Superiore dell’Università di Catania ha inaugurato la serie di eventi culturali – i “SuperTalks” – dedicati al territorio e finanziati nell’ambito del progetto SAFI3 con fondi PNRR, parte di un programma che si estende fino a giugno 2026.
Tutto si svolge in uno dei luoghi più emblematici della città, il Monastero dei Benedettini, luogo in cui Walter Veltroni ha dialogato con Maria Elena Arrigo, studentessa di Giurisprudenza e allieva della Scuola Superiore dell’Università di Catania e con il collega Vincenzo Scarvaglieri, studente di Matematica.
I temi? Futuro, giovani, ambiente e politica.
A introdurre il talk la professoressa Ida Nicotra, Presidente della Scuola Superiore del nostro Ateneo, che ha soprattutto evidenziato la “mitezza del linguaggio” di Veltroni, un modo di veicolare opinioni e idee con garbo e gentilezza, in un atteggiamento di curiosità verso l’altro, senza l’astiosa delegittimazione del pensiero altrui, che spesso domina il dibattito contemporaneo. E con mitezza e garbo Veltroni ha discusso di tre verbi “per costruire il futuro”: immaginare, credere e costruire.
Immaginare
“L’immaginazione è un gigantesco potere della libertà, contro il potere autoritario. Va coltivato, e ha bisogno della noia. Bisogna annoiarsi per immaginare. Oggi invece ogni tempo morto è riempito dai social” – ha spiegato Veltroni, secondo cui una delle ragioni per cui le democrazie sono a rischio è l’incapacità di affrontare il salto tecnologico più importante di sempre – “lo strumento dentro il quale sono riposte tutte le nostre vite, che usiamo gratis ma paghiamo con tutti noi stessi: il telefono”.
Eppure, “i grandi cambiamenti sono nati dalla capacità di immaginare e sognare una realtà diversa, lanciare il cuore oltre l’ostacolo e dire che si sogna qualcosa” – sostiene Veltroni, che invita a leggere – “il discorso che è passato alla storia come I have a dream di Martin Luther King, il più bel discorso mai scritto”.
Credere
Questo verbo, secondo Veltroni, va decodificato. Non significa credere a ciò che ci viene detto, “il credere novecentesco del credere obbedire e combattere” ma credere in ciò che si dice a se stessi “la forma più alta di libertà”. Credere significa coltivare valori, ideali, sogni e non rinunciare al dubbio, che è l’anima della libertà.
“Credere significa non avere il vuoto dentro. E i giovani che scendono in piazza – tanto per Gaza, ma dovrebbero scendere anche un po’ di più per l’Ucraina – non ce l’hanno”.
Costruire
Non fermarsi al dominio delle parole, ma usarle per creare. Libertà delle parole, come diceva Rodari, “tutti gli usi delle parole a tutti”.
“Le parole – ha detto Veltroni – permettono di conoscerci, stimarci, amarci, e sono fondamentali per la costruzione della società. Una parola minuscola come un no proferito da Rosa Parks o da Franca Viola, che rifiutò il matrimonio riparatore dopo una violenza, ha cambiato il mondo per sempre”.
La crisi della partecipazione
Vincenzo Scarvaglieri ha posto l’attenzione sulla crisi della partecipazione, non solo alle urne ma anche nella militanza politica e sociale, nonostante l’ampio accesso all’informazione. “Il problema che mi preoccupa è l’indifferenza, perché vedi, i sistemi autoritari nascono attraverso due processi: la destrutturazione di tutti gli elementi intermedi tra i cittadini e il potere (partiti, sindacati, associazioni) e l’indifferenza” ha risposto Veltroni, che ha ricordato il viaggio che lo ha portato ad Auschwitz con Sami Modiano, sopravvissuto alla Shoah, come l’esperienza centrale grazie alla quale ha maturato la coscienza sicura che “il sapere e lo studio sono gli antidoti all’imbarbarimento”.
L'informazione in Italia
Un altro tema affrontato è stato quello della qualità dell’informazione italiana: “Esistono ancora spazi di buona informazione, ma lo smantellamento del pluralismo televisivo è stato un errore. Se c’è una lingua universale per costruire veramente la democrazia è fatta di voci diverse e dalla disponibilità all’ascolto delle tesi altrui”.
L’incontro è stato un’occasione formativa di raro valore, capace di coniugare riflessione civile e crescita personale. L’auspicio è di ripetere quell’atmosfera raccolta del dialogo, che più della lezione frontale ha favorito un confronto autentico tra generazioni, nel segno della curiosità e del rispetto reciproco. Attraverso i tre verbi “immaginare, credere e costruire”, Veltroni ha proposto sostanzialmente una bussola etica e intellettuale con cui orientarsi nel tempo presente, con lo sforzo di fare ancora della cultura e della parola strumenti di libertà e responsabilità.
In questo senso, il SUPERTalk non è stato solo un evento culturale, ma un laboratorio di cittadinanza: un invito a immaginare il futuro con consapevolezza, a credere nei propri ideali senza rinunciare al dubbio, e a costruire, ogni giorno, un dialogo aperto tra Scuola e società. Un ponte vivo tra sapere e territorio, tra pensiero e azione — proprio come la Scuola Superiore dell’Università di Catania intende essere.

Enrico Fisichella, allievo SSC UniCT
E dunque la Scuola Superiore di Catania?
La formazione d’eccellenza è uno degli asset principali della Scuola Superiore di Catania. Gli allievi, in parallelo alle lezioni all’università, seguono in loco i corsi specialistici e vivono occasioni di formazione uniche.
Opportunità
Sono frequenti le possibilità per gli allievi di conoscere personaggi del mondo della cultura e della scienza, oltre che menti brillanti del mondo accademico, italiano e internazionale, e poter con loro dialogare direttamente attraverso interviste, colloquia, attività redazionali.
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