Echi letterari

Liberarsi dei propri dei genitori è un atto di rinuncia o di salvezza? Il male che ci hanno fatto, le parole non dette che hanno gravato più delle grida, dei mobili spaccati, dei corpi graffiati dall’ansia di essere troppo o troppo poco. Tutto ciò può essere allontanato? Si può davvero fuggire dà chi ci ha donato la vita e, senza accorgersene, ce l’ha costretta?

Andrea Bajani con L’anniversario pone a sé e al lettore domande scandalose, crude e necessarie. La sua è una scrittura razionale e diretta che non cerca risposte, che intorroga genitori e figli, gli uomini tutti.

L’anniversario celebra allora un momento, un tempo simbolico che porta un figlio a non rivedere più i propri genitori, a non sottostare al silenzio di una madre che la vita la subisce e di un padre che la vita degli altri la dirige. In un sistema patriarcale e di predominanza del potere un figlio decide di fuggire, di mettere la geografia – la distanza negli spazi – tra la sua vita passata e quella presente. Trascorrono dieci anni da quel momento, i migliori che il protagonista mai abbia vissuto.

Ho incontrato Andrea Bajani al Festival Armonia a Presicce-Acquarica, che ha visto riuniti dal 22 al 25 maggio i dodici finalisti della 77esima edizione del Premio Strega, il più importante riconoscimento letterario italiano, e ho chiesto lui di raccontarmi del L’anniversario, del sistema patriarcale che costruisce il romanzo, dell’assenza consapevole al suo interno di una madre che subisce la vita e non si pone domande, di poesia e di sogni.

Ne L’anniversario lei racconta la storia di una madre attraverso le parole di un figlio. La storia di questa donna inizia e finisce nel momento in cui lei si sposa,  le nozze sono il centro di gravità della sua esistenza. Nella Mitologia familiare di Nadia Terrenova le verità costruiscono realtà, vere o false, sempre diverse, costellazioni in continuo mutamento. Qui, invece, le verità che parlano di questa donna esistono dal momento in cui lei si sposa. Perché accade ciò? 

Accade perché questo è un libro sulla propaganda, sulla rottura e sull’attacco della propaganda. Questo è il racconto di un piccolo sistema totalitario-patriarcale: un sistema culturalmente accerchiato, supportato e replicato da milioni di famiglie secondo cui al maschio, in quanto tale, spetta non solo il dominio sulla famiglia, ma anche la distribuzione dei ruoli, che prevede che il maschio abbia il potere e alla donna spetti l’invisibilità.

Il punto di questo libro è la rottura di questa propaganda con l’allontanamento di un figlio dalla propria famiglia. Il suo è un gesto scandaloso, perché si può soffrire dentro la famiglia, ma non ci si può sottrarre. A distanza di tanti anni, di dieci anni, chi racconta celebra l’anniversario e lo fa rifiutando l’eredità patriarcale e donando alla madre – a cui era toccata l’invisibilità – il proscenio e il desiderio di scoprirla.

La madre viene raccontata anche in compagnia di alcune amiche. Loro sono subordinate al potere maschile, mentre la donna protagonista, la madre, questo potere lo subisce. È sottomessa e lo è tacimente. Perché in lei non esiste una forza di ribellione?

Queste amiche sono a loro volta parte del sistema patriarcale. Sono due donne che sono subordinate, ma non sottomesse, quindi accettano l’organizzazione sociale della famiglia imposta culturalmente. Ne sono parte attiva.

La madre, invece, sprofonda dentro questa invisibilità forse cercando una forma di visibilità misteriosa perfino sovrastando il padre, che fondava il suo potere sul terrore che riusciva a creare. Lei, però, non aveva paura. Si annulla totalmente e annulla anche la paura.

Le madri – lo abbiamo constatato – sono delle figure di grande spessore in questo romanzo. Conosciamo le madri ma anche le nonne, madri a loro volta. Le nonne, nelle loro parole, nella loro accettazione passiva, nella loro concessione delle figlie alla nuova casa del marito, che ruolo hanno? Si può parlare di un patriarcato che nasce e si sviluppa anche dalle donne?

La nonna materna, che è una donna risolta, che tiene su la famiglia e che è emancipata – per l’epoca – accetta il regime patriarcale al punto che consegna la propria figlia a un sistema infelice. Pur eesendo donna, pur essendo emancipata consegna la figlia – in estrema buona fede –  alla giurisdizione del maschio perché questa era la strutturazione patriarcale della famiglia.

Il tempo, nella sua densità e e nella sua precarietà, fa da sfondo alla narrazione e fa da cornice attiva al dispiegarsi delle vicende dei protagonisti. La storia che racconti è oggi attuale e urgente nei suoi temi. La stessa storia, letta e scritta cento anni fa, avrebbe funzionato?

È una domanda molto interessante che può avere due risposte: una politica e una letteraria. La risposta politica è che questo è fallimentare. Sono sempre esistite famiglie in cui il potere era detenuto dal maschio, dal padre, per privilegio di genere, al punto che questa cosa non si considerava un’anomalia. Poco tempo fa ho letto un libro che amo molto, La penombra che abbiamo attraversato di Lalla Romano, in cui in un passaggio domestico dice che il padre era l’unico a cui cambiavano il piatto a tavola. E tutto questo veniva considerato normale.

Il taboo che esplode oggi è, invece, una cosa che cento anni fa forse non c’era. Non è la presenza della famiglia in quanto tale e in quanto contesto di contraddizioni, ma il fatto che ci sia una voce scandalosa che dice che i legami familiari possono essere considerati come tutti gli altri legami che, se sono violenti o tossici, si possono rompere. Questa cosa, cento anni fa non esisteva. Esisteva però il modernismo inglese in cui il romanzo spaccava tutto. C’era Virgina Woolf, c’era Joyce, c’era Proust. Era il momento in cui nulla teneva più insieme. Il romanzo, dunque, testimoniava una realtà che stava andando in pezzi.

Soffermiamoci su una dimensione più intima, personale. Qual era il sogno di Andrea Bajani da bambino e qual è il suo sogno oggi?

Questa è la domanda più difficile che mi è stata fatta da tanto tempo. Da bambino non cercavo la felicità, non volevo di sicuro essere uno scrittore. Non ho mai pensato farò lo scrittore, ho semplicemente scritto, sempre.

Il mio sogno da grande è di migliorare continuamente, di imparare continuamente. La scrittura per me è uno degli strumenti con cui lo faccio, non è un fine. Un sogno che avevo da bambino credo fosse di non portare gli occhiali, di giocare bene a pallone. Erano sogni molto piccoli, sciocchi. Sono stato un bambino e un ragazzo incredibilmente timido. Provavo angoscia nell’esprimermi. Credo che il mio vero sogno fosse di riuscire a dire senza paura quello che pensavo. Oggi, forse, ce l’ho fatta.

Chi è Andrea Bajani

Andrea Bajani è nato a Roma nel 1975. È autore dei romanzi Cordiali saluti (Einaudi 2005), Se consideri le colpe (Einaudi 2007, Feltrinelli UE 2021) premi Super Mondello, Brancati, Recanati e Lo Straniero), Ogni promessa (Einaudi 2010, Feltrinelli UE 2021; premio Bagutta), Mi riconosci (2013), La gentile clientela (2013) e Il libro delle case (2021), finalista al premio Strega e al premio Campiello. È inoltre autore dei volumi di poesie Promemoria (Einaudi 2017), Dimora naturale (Einaudi 2020) e L’amore viene prima (Feltrinelli, 2022).

I suoi libri sono tradotti in 17 Paesi. È writer in residence presso la Rice University di Houston, in Texas. L’Anniversario (Feltrinelli 2025) è vincitore del Premio Strega Giovani 2025 e finalista del Premio Strega.

Josè Ruggeri, Allievo SSC UniCT

Perchè scegliere la Scuola Superiore di Catania?

L’approccio educativo della Scuola è progettato per valorizzare le potenzialità individuali, incoraggiando gli studenti a esplorare i propri interessi e a sviluppare le proprie competenze.
Ecco perchè la partecipazione a festival, eventi, convegni, workshop e tirocini è parte integrante della formazione degli allievi, pensata per
prepararli ad affrontare le sfide del mondo moderno con competenza e fiducia.

Come accedere

Villa San Saverio è la residenza che viene garantita, gratuitamente, a tutti i vincitori del concorso di ammissione. Tuttavia, la formazione degli allievi travalica tale residenza, estendendosi a tutti i luoghi che possono fornire la più variegata e stimolante offerta formativa e le esperienze di formazione non convenzionale. 

Vuoi saperne di più?