Osvaldo Artimagnella - A cura di Silvia Majorana | Ex Allieva SSC

Catania, 3 luglio 2025

Uno degli obiettivi della SSC è favorire l’avvio precoce alla ricerca dei propri Allievi, obiettivo che tu hai abbracciato appieno facendo della ricerca la costante del tuo percorso di formazione e trasformandola oggi nella tua professione. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa strada?

Che io avessi intrapreso il percorso della Ricerca, ed in verità che io avessi studiato per diventare un Neurobiologo, era già chiaro dai tempi del Liceo scientifico, intorno ai 16 anni. Ricordo ancora quando acquistai un numero della rivista Le Scienze insieme al libro Alla ricerca della memoria di Eric R. Kandel, premio Nobel per la Medicina nel 2000. Mi innamorai immediatamente di quelle tematiche, in particolare dello studio della memoria e sui meccanismi biologici – molecolari e cellulari – che ne sottendono il funzionamento (tematiche ancora oggi di estrema complessità e mistero), affrontate attraverso un approccio interdisciplinare, come quello tipico delle Neuroscienze. Soprattutto, e ritorno alla domanda del percorso sulla ricerca, ciò che mi colpì molto fu il processo logico e il metodo scientifico applicato dallo scienziato: osservare un fenomeno, integrare conoscenze pregresse, formulare ipotesi, progettare esperimenti mirati a rispondere a domande specifiche, analizzare i risultati e generare nuove ipotesi da investigare. Ecco, investigare è la parola chiave, perché è proprio questo il cuore del lavoro di un ricercatore.

Quanto la tua esperienza alla SSC ha influito sulle tue scelte?

La SSC ha avuto un ruolo fondamentale nel concretizzare il mio percorso. L’interesse per le Neuroscienze era già ben chiaro nella mia mente, ma andava ancora tradotto in realtà. Proprio grazie a un corso specialistico interno alla SSC, entrai in contatto con un professore di Biologia del Neurosviluppo, che sarebbe poi diventato il mio mentore per ben nove anni a Trieste, accompagnandomi prima nella magistrale in Neuroscienze e poi nel Ph.D. in Functional and Structural Genomics presso la SISSA.

Si parla spesso, nel dibattito odierno nel nostro Paese, di “fuga di cervelli”; e tu, dopo nove anni trascorsi al Nord Italia, hai deciso, controcorrente, di rientrare in Sicilia, a Messina, dove oggi lavori. Cosa ti ha spinto a rientrare?

In realtà, è successo in modo piuttosto casuale. Inizialmente ero scettico e, sbagliando, non pensavo di poter trovare opportunità per proseguire la mia ricerca in Sicilia. Avevo il timore di rimanere deluso da una realtà lavorativa diversa da quella vissuta fino ad allora. Come molti nella mia stessa fase di carriera, stavo valutando il prossimo passo, sia in Italia che all’estero. Tuttavia, il superamento di un concorso come Ricercatore sanitario all’IRCCS Centro Neurolesi Bonino-Pulejo ha ribaltato le mie aspettative. Ho scoperto un contesto stimolante, a tratti persino migliore di quanto immaginassi. Per questo, vorrei lanciare un messaggio ai lettori: noi siciliani spesso siamo i primi a dubitare delle potenzialità del nostro territorio, complici anche pregiudizi esterni; eppure, le opportunità esistono e meritano di essere conosciute. Ritengo sia stimolante e anche una bella sfida (ri)portare a casa le competenze acquisite, provando a rendere internazionalmente competitive le nostre realtà accademiche e aziendali.

Oggi fai ricerca nell’ambito delle Neuroscienze sperimentali in riabilitazione. Potresti spiegare, soprattutto per chi non è del settore, in cosa consiste la tua ricerca? 

All’IRCCS Centro Neurolesi Bonino-Pulejo di Messina lavoriamo sulla neuroriabilitazione di patologie neurodegenerative e neurologiche (come Alzheimer, Parkinson, ictus ed epilessia) attraverso un approccio interdisciplinare: medici, fisioterapisti, psicologi, esperti di neuroscienze computazionali e biologi collaborano strettamente per affrontare la complessità di queste condizioni. In particolare, come neurobiologo cellulare e molecolare, mi occupo di studiare queste malattie su modelli in vitro. In altre parole, creiamo e/o sfruttiamo dei modelli cellulari che possano replicare le principali caratteristiche della patologia sotto esame, in condizioni controllate e facilmente investigabili. Ciò ci permette di studiare i dettagli cellulari e molecolari, che in vivo o sui pazienti sarebbe estremamente difficile se non impossibile.

Le ricerche si avvalgono inoltre di tecnologie avanzate nel campo delle Scienze omiche, un settore che ci permette di analizzare in modo approfondito i processi biologici alterati nelle malattie neurodegenerative, aiutandoci a trovare target molecolari per possibili terapie.

Dal febbraio 2025 sei il nuovo Presidente di Alumni SSC. Puoi anticiparci qualche progetto che state mettendo in cantiere col nuovo Direttivo?

Molte sono le idee in campo. Innanzitutto, vogliamo continuare a supportare gli Allievi nel loro percorso alla SSC e nella transizione verso il mondo del lavoro. Saranno loro la classe dirigente di domani, oltre che i futuri Soci della nostra Associazione. Puntiamo inoltre a creare connessioni con altre realtà associative simili alla nostra, per offrire nuove opportunità sia agli Allievi SSC che ai Soci. Realtà come le Associazioni delle altre Scuole Superiori d’Italia, e di tutte quelle Associazioni che hanno come obiettivo far conoscere le Opportunità del Sud. Infine, vogliamo generare valore e avere un impatto concreto sul territorio, a Catania e in Sicilia, attraverso eventi e progetti pensati ad hoc (niente spoiler!), rivolti sia alla comunità universitaria che a quella cittadina.

Per saperne di più sul percorso professionale di Osvaldo e la sua ricerca, leggi l’intervista di approfondimento sulla pagina di Alumni SSC!