Paolo Cardile - Intervista a cura di Chiara Raucea | Ex Allieva SSC
Catania, 10 maggio 2025


Ciao Paolo! La tua carriera di allievo della SSC si conclude con una laurea specialistica in Fisica, a Catania, nel 2009. Adesso, lavori per l’Università di Leuven, in Belgio, come Business Development Manager al Technology Transfer Office. Durante questi anni, ti sarà forse capitato di vivere dei momenti cruciali nel tuo sviluppo di carriera in cui hai dovuto scegliere tra strade molto diverse in una situazione di incertezza. In quei momenti, cosa ti ha spinto a fare le scelte che hai fatto?
“Negli ultimi anni mi sono trovato in effetti a fare delle scelte su percorsi abbastanza diversi. La prima in assoluto – e forse quella fondamentale – è stata alla fine di una borsa di studio post-doc del CNR, nel 2012. Avrei potuto tentare di continuare a fare ricerca all’Università, ma ho scelto di provare il mondo delle start-up. La prima grande incertezza è stata questa. Le sfide continue, la pressione di investitori e clienti, la chiamata a fare cose che non rientravano minimamente nella job description iniziale, sono stati elementi che hanno cambiato profondamente il mio modo di lavorare.
Ho avuto delle brevi parentesi lavorative in grandi aziende multinazionali (come Huawei e JSR Micro), ma poi sono tornato sui miei passi ed ho fondato una start-up con degli amici. Anche in questa occasione, pur in concomitanza con la nascita della mia prima figlia, ho fatto un salto che contemplava grande incertezza, lasciando aziende estremamente stabili e che offrivano bonus aziendali, per scommettere su me stesso lanciando un dispositivo innovativo dal potenziale immenso: offrire una soluzione ai malati di diabete di tipo 1.
Al momento, pur essendo tornato all’Università, a KU Leuven, il mio ruolo è strettamente connesso alla creazione di spin-off e start-up. Anche questo passaggio ha avuto la sua buona dose di incertezza… Non potevo certo definirmi un amante del lavoro da scrivania, eppure adesso non potrei fare a meno del mio lavoro: amo creare impatto con la terza missione nell’Università in cui lavoro!
Nel tuo lavoro di oggi, quali sono gli aspetti che ritieni più gratificanti? Rispetto alle tue occupazioni precedenti, quali competenze nuove hai dovuto acquisire per svolgerlo? E, invece, quali abilità e conoscenze acquisite in altri contesti di formazione puoi usare come risorse anche nel tuo lavoro attuale?
Uno degli aspetti più gratificanti del mio lavoro è interagire con accademici che vogliono dedicarsi alla valorizzazione della loro ricerca in modo onesto e trasparente. L’Università di Leuven ha delle linee di ricerca all’avanguardia e programmi per portare nella società soluzioni innovative in ogni campo, dall’ingegneria dei materiali a nuovi farmaci.
Le competenze che questo nuovo lavoro mi ha fatto acquisire sono sicuramente legate ai contratti con terzi: contratti di collaborazione, di licenze, di trasferimento tecnologico.
Le competenze che ho portato nella mia nuova posizione da esperienze precedenti sono principalmente umane. Sono stato fondatore di start-up, ho potuto raccogliere svariati milioni di finanziamenti privati, ho lavorato con persone diversissime e fatto il manager di produzione. Sicuramente, poi, uno dei motivi per cui il mio profilo professionale è risultato particolarmente attraente per l’Università che mi ha assunto è la considerevole esperienza tecnica che ho maturato nel progettare e portare in clinical trials un dispositivo medicale impiantabile.

Il tuo lavoro ti porta oggi a interagire regolarmente sia col mondo accademico che con quello dell’industria. Sei un importante anello di congiunzione tra queste due realtà. Ad oggi, ci sono delle figure simili nel contesto accademico italiano? Per le giovani allieve e i giovani allievi SSC che si interrogano su quali tra questi due settori sia più adatto a loro, avresti dei consigli a proposito delle qualità personali e capacità professionali che, solitamente, sono più ricercate e valorizzate in ciascuno dei due settori?
Purtroppo, noto come il contesto italiano sia molto indietro nel campo del trasferimento tecnologico e della valorizzazione della ricerca. Non esiste in Italia un dipartimento grande come quello in cui lavoro a KU Leuven (siamo 120 persone, molti con PhD). Potrebbero esserci delle realtà simili anche in Italia, ma per questo servono grandi finanziamenti perché sicuramente non si può fare valorizzazione seriamente se non si investe in progetti finalizzati alla creazione di proprietà intellettuale.
Sono stato un ricercatore, ma anche un inventore di brevetti. Il mio consiglio per avere un profilo appetibile in entrambi i settori è cercare di capire se del materiale di ricerca può essere brevettabile.
Per il resto, la nostra formazione universitaria negli atenei italiani è di altissimo livello. Coltivare talenti rimane la strategia vincente per la SSC, perché offre – per definizione – la possibilità di eccellere sia in ambito accademico che industriale.
C’è un nuovo traguardo professionale o personale che ti piacerebbe raggiungere presto?
Tra i compiti del mio attuale lavoro c’è quello di analizzare potenziali investimenti finanziari da parte del nostro fondo di investimenti (una joint venture tra KU Leuven e due grosse banche). In futuro vorrei spostarmi nel mondo dei venture capitalists (VC). Il Benelux offre un ecosistema interessante in merito. In particolare, ci sono fondi dedicati a start-up innovative nel campo delle tecnologie più avanzate (crittografia, robotica, terapie geniche). Questo cambiamento mi attira perché credo che bisogni portare avanti le eccellenze tecnologiche al meglio delle nostre possibilità. Penso anche che sarebbe auspicabile un approccio più semplice all’innovazione tecnologia dal punto di vista regolatorio, se vogliamo avere un futuro europeo indipendente e prospero, senza essere minacciati da altri Paesi belligeranti che purtroppo, sempre più spesso, utilizzano materiali, dazi e armamenti come principale canale di comunicazione. Rimango ottimista sull’uso della nostra intelligenza e delle nostre eccellenze da Europei, per l’Europa!
Paolo ci ha anche raccontato dei fattori che hanno influenzato le sue scelte professionali, del modo in cui il suo lavoro attuale ha un impatto positivo e pratico sulla società e ha anche condiviso con noi un consiglio di lettura… Se vuoi saperne di più continua a leggere l’intervista, nell’approfondimento a cura di Alumni SSC!
