In occasione dei SUPERTalks, incontri con personalità di spicco del panorama politico e culturale contemporaneo organizzati dalla Scuola Superiore dell’Università di Catania, il 30 ottobre 2025 è stata ospite nel suggestivo Monastero dei Benedettini, la giornalista, reporter e podcaster di fama internazionale Cecilia Sala, una delle poche voci oneste in Italia sui conflitti in Asia Occidentale, che con il suo lavoro fa luce sui temi di cui l’Occidente fin troppo spesso si dimentica.

L’incontro realizzato nell’ambito delle iniziative del progetto SAFI3, è stato introdotto dalla Presidente della SSC, la prof.ssa Ida Angela Nicotra. Arianna Pedone e Beatrice Magrì, entrambe allieve della Scuola, hanno invece curato presentazione e dibattito.

Nel corso del dialogo con Cecilia Sala, sono state affrontate diverse questioni di grande attualità nel dibattito pubblico, come gli errori del giornalismo italiano  e occidentale nel racconto dei conflitti postcoloniali.

La narrazione dell'Occidente

“Forse saremo sempre in ritardo, sempre in affanno e incapaci di cogliere la complessità di questi luoghi” ci dice Cecilia Sala.

L’Occidente ha delle colpe secolari di cruento imperialismo nei confronti dei paesi del Global South a partire dalla Conferenza di Berlino del 1884, prima della quale l’80% dell’Africa era libera da colonizzatori.

Oltre a tutti i danni di tipo economico, sociale, di forzata assimilazione culturale e conversione religiosa legati all’imperialismo, l’Occidente ha anche creato una narrazione fortemente discriminante dei paesi del Sud del mondo e asiatici, basata sulla presunta superiorità dell’Occidente.

Questo storytelling falsificato, come ben dimostrato nello studio dello scrittore palestinese Edward Said Orientalism, capostipite degli studi postcoloniali, è stato supportato per decenni dagli studi e dalla letteratura, accademica e non, sui Paesi e sulla cultura del cosiddetto “Oriente” e in particolare del “Medio Oriente”, termine di origine anglosassone che ha radici nel nell’imperialismo occidentale di fine XIX secolo, al quale si preferiscono oggi i termini Asia Occidentale, Màghreb (per indicare i paesi nordafricani) e Mashreq (per indicare i paesi arabi a est del Cairo e a nord della penisola araba). 

I grandi ostacoli alla comprensione di questi territori e dei loro conflitti odierni risiedono, quindi, sia nella mancata comprensione dei fenomeni storici che vi sottostanno, che nella comunicazione mediatica di essi, un tipo di comunicazione rapidissima e capillare ma caratterizzata da bufere mediatiche e successive amnesie collettive dei conflitti in corso.

Un’enorme dimenticanza del giornalismo attuale di cui ci ha parlato Cecilia Sala è il Sudan, dove è in atto un conflitto dal 15 aprile 2023 che ha causato 14 milioni di sfollati e , secondo alcune fonti, 150.000 morti dall’inizio della guerra. Eppure, il mondo è quasi completamente all’oscuro della tragica situazione del Sudan a causa della mancanza di copertura giornalistica, dovuta anche alla negazione dei visti giornalistici da parte del governo sudanese.

Il giornalismo oggi è in pericolo fisico e virtuale, a causa della censura politica sia nei Paesi in guerra che nelle lacerate democrazie occidentali, a causa del declino dei lettori, della frammentazione dell’informazione, della minaccia delle fake news e del ruolo ancora poco prevedibile dell’intelligenza artificiale nel settore.

L'ascolto

Il giornalismo di cui abbiamo bisogno deve essere coraggioso. Cecilia Sala ci ha regalato un giornalismo che va oltre il classico bollettino di guerra e i numeri, per sconfiggere l’amnesia digitale e rieducare all’ascolto dell’altro, attraverso la narrazione quotidiana delle storie di chi vive il fronte di guerra.
Il giornalismo può così trasformarsi in una macchina empatica, in grado di far comprendere anche la violenza e la rabbia che irradiano “i figli dell’odio e della guerra”, oltrepassando la semplificazione dei bias di conferma e le polarizzazioni fuorvianti. 

 

Estratto dell’intervista a cura di Miryea Cuccia. Versione integrale su Instagram

Gli incontri con le persone

“È incredibile il livello di potenza ed onestà che trovi nelle conversazioni che fai con le persone che vivono in contesti molto drammatici. Non hanno maschere, perché quando ti è rimasto così poco anche fingere non ha nessuna ragione d’essere.
Ci sono persone che ho conosciuto solo per alcuni giorni ma in condizioni talmente stressanti che si è creata una forza nel nostro legame che magari non riesco a costruire in anni in delle relazioni che ho qui. Gli incontri con le persone che vivono nelle aree di guerra e di crisi sono per me un grandissimo motore“. 

 

L’incontro ha regalato al territorio catanese un’incredibile opportunità di confronto con una grandissima esperta su alcune delle tematiche più complesse e tragiche della nostra contemporaneità: dal conflitto in Palestina, al regime dittatoriale in Iran, fino alla libertà di stampa in pericolo. 

L’evento ha visto la partecipazione di una platea curiosa ed eterogenea, come si è evinto dai numerosissimi interventi, confermando ancora una volta il valore dell’impegno della Scuola Superiore di Catania ad aprirsi al territorio, con l’obiettivo di alimentare un dibattito culturale di spessore nella nostra città aperto a tutte e tutti.

Chi è Cecilia Sala

Nasce nel 1995 a Roma e dopo aver iniziato gli studi in Economia a Milano decide, quasi alla fine del percorso, di interrompere gli studi e dedicarsi alla costruzione del suo sogno nel cassetto sin dall’adolescenza: diventare giornalista.

Nel 2015 inizia a lavorare come reporter per Vice e da quel momento si dedica completamente all’attività giornalistica, rivoluzionando il giornalismo italiano sia per l’impronta fortemente digitale del suo operato di informazione libera e indipendente tramite social media e podcast, che per la sua incredibile attività di reporter dai fronti di guerra in Ucraina, Afghanistan, Iran e Palestina.

Cecilia Sala ha scritto per Il Foglio, La Repubblica e Il Post; ha curato il podcast Polvere nel 2020 sul caso di Marta Russo e attualmente cura il podcast Stories, dove pubblica storie dal mondo ogni giorno.

Miryea Cuccia, allieva SSC UniCT

E dunque la Scuola Superiore di Catania?

La formazione d’eccellenza è uno degli asset principali della Scuola Superiore di Catania. Gli allievi, in parallelo alle lezioni all’università, seguono in loco i corsi specialistici e vivono occasioni di formazione uniche. 

Opportunità

Sono frequenti le possibilità per gli allievi di conoscere personaggi del mondo della cultura e della scienza, oltre che menti brillanti del mondo accademico, italiano e internazionale, e poter con loro dialogare direttamente attraverso interviste, colloquia, attività redazionali. 

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