Aspettando il Dantedì: che senso ha leggere Dante?

Per quanto oggi la Divina commedia possa apparire difficilmente accessibile alla lettura, la presenza di Dante nel mondo contemporaneo non è assolutamente marginale. Che si tratti di una reinterpretazione seria o parodica, non è inusuale imbattersi in una citazione della sua opera più conosciuta. La fortuna di un autore si misura anche da questo e a Dante questa attenzione viene data non solo in Italia, ma anche all’estero, in una serie di manifestazioni che possono variare dai teen drama americani alla pittura contemporanea giapponese

Perchè leggere Dante?

Ora, la celebrazione del Dantedì il prossimo 25 marzo, data in cui viene riconosciuto l’inizio del viaggio oltremondano narrato nella Divina commedia, non credo assuma un significato rilevante se il suo scopo è semplicemente ricordare che Dante fu un poeta italiano il cui valore è più o meno riconosciuto a livello internazionale. È chiaro – e la scelta della data in relazione al poema e non alla vita personale di Dante lo dimostra – che l’importanza del Dantedì risiede nel valore della sua opera e nei motivi per cui vale la pena leggerla ancora. Sulle ragioni per cui leggere ancora Dante, chi interviene in merito generalmente sottolinea il carattere inattuale di tanti e fondamentali aspetti della visione del mondo dantesco, sottolineando come a colpire l’immaginario dei lettori di oggi sia soprattutto la forza delle sue narrazioni, dal racconto tragico del conte Ugolino alle sfumature epiche che assume la vita di Francesco d’Assisi, il vigore delle immagini da lui evocate, o ancora il Dante polemico con le istituzioni religiose e politiche del suo tempo. È inevitabile che ogni epoca valorizzi i tratti dell’opera che le sono più congeniali – basti solo pensare alla promozione del Dante poeta della nazione fatta nell’Ottocento risorgimentale. Tuttavia, viene giustamente rimarcato come gli aspetti dell’opera che finiscono ad assumere un ruolo di secondo piano vadano in qualche modo recuperati, in quanto nella Divina commedia non hanno assolutamente un ruolo secondario: è il caso delle sue idee politiche, che vorrebbero alla guida dell’assetto politico un imperatore e non certo l’affermazione di una democrazia moderna, e delle sue idee religiose. Di questi e altri aspetti si trovano articoli e libri di autorevoli studiosi che forniscono le coordinate di elementi attuali e inattuali di Dante e le ragioni per cui vale la pena superare anche gli ostacoli che sembrano più ostici per annoverare la Divina commedia fra le proprie letture. Non avendo nè l’autorità e nè l’esperienza per pormi su questo piano, per cui non dirò nulla in merito. 

Faccia a faccia con l'opera

Ciò che vorrei sottolineare è, invece, il terreno comune in cui ci si muove quando si parla del perché leggere ancora Dante. La Divina commedia è dotata in sé di qualità straordinarie che possono suscitare interesse per la sua lettura. Ad esempio, la semplice narrazione delle vicende vissute da Dante nell’oltretomba, con l’impiego di mezzi narrativi che non hanno nulla da invidiare alle migliori narrazioni contemporanee o, ancora, l’ardore del Dante in dissidio con le istituzioni del suo tempo. Quando ci si mette faccia a faccia con l’opera, tuttavia, ogni lettore partecipa alla costruzione del significato del testo con la propria identità. Ogni lettura, ovvero, è dotata di una irriducibile componente di unicità che si compone del proprio carico di precedenti letture, gioie, sofferenze, speranze, pregiudizi. È solo quando si accetta di mettere in gioco e in discussione tutto questo che la lettura di Dante – ma di tutta la grande letteratura – può rivestirsi di un significato che vada oltre una semplice bella lettura. La Divina commedia in particolare non nasconde le sue pretese di strutturarsi come una poesia che abbia un impatto sulla vita delle persone. E a dargliela questa possibilità non ci si perde mica. Ho conosciuto chi di fronte al dolore del lutto ha trovato un sostegno nel Dante del canto XVII del Paradiso perché lì Dante si interroga su quale sia il senso della sua vita. Chi, invece, vi ha trovato un modo per abbandonare lo squallore quotidiano. Chi, semplicemente, vi ha scoperto un modo non banale per rappresentare la realtà. Incontrare Dante, leggere le sue opere significa esattamente trovare un modo per andare oltre la propria personale realtà, facendo i conti con le ingiustizie della storia e delle vite private, ma anche con le forme di bellezza che con queste ingiustizie contrastano. Significa ripensarsi nel mondo e ripensare il mondo stesso continuamente, rendersi accessibili a ciò che, come la poesia, può salvare la vita.

Rookshar Myram
Laureanda in Filologia moderna
Allieva Scuola Superiore di Catania