Imagining Culture, Regenerating Life

Martedì 5 aprile 2022, ore 18.00
Aula Magna Villa San Saverio
Via Valdisavoia, 9 - Catania

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Tim Ingold

Professore emerito di antropologia sociale
all’Università di Aberdeen (Regno Unito)
 
Saluti istituzionali:
Daniele Malfitana
Presidente ssc
Modera:
Gesualdo Busacca
Curatore dell'edizione italiana di “Making”

 

 

 

 
 
BIO: Tim Ingold è Professore Emerito di Antropologia sociale presso l’Università di Aberdeen (Regno Unito). Dopo il suo dottorato all’Università di Cambridge, durante il quale si dedicò all’ecologia delle popolazioni Sami della Finlandia settentrionale, ha insegnato per più di vent’anni all’Università di Manchester. Nel 1999 si è trasferito all’Università di Aberdeen, in Scozia, dove ha contribuito a fondare il locale dipartimento di Antropologia sociale. La sua ricerca è caratterizzata da un approccio particolarmente vasto che abbraccia antropologia, archeologia, design, architettura e arti visive. Le sue opere, tra cui The Perception of the Environment(2000), Being Alive (2011), e The Life of Lines (2015), Making (2013), Correspondences (2021) e, di recente, Imagining for Real (2022), hanno esercitato una profonda influenza sulle scienze sociali contemporanee, forgiando un nuovo paradigma che si fonda su una corrispondenza attiva e attenta con il mondo materiale e con i soggetti della ricerca. Negli ultimi anni, la conoscenza della sua opera si è accresciuta anche in Italia, con l’uscita recente di edizioni italiane di Making (Raffaello Cortina, 2019), Antropologia. Ripensare il mondo (Meltemi, 2020), e Corrispondenze (Raffaello Cortina, 2021).
 

ABSTRACT It has long been a premise of anthropology that we should understand what people think, say and do by placing it in its cultural context. Yet this carries the corollary that culture itself has no context, that it can be specified, as a kind of grammar of human conduct, independently and in advance of its ‘real-life’ expression. Evolutionary biologists make the same kind of assumption when they claim that human behaviour is underwritten by a bio-gram, otherwise known as the genotype, which can likewise be specified independently of its lifetime realisation. This assumption is fundamental to what I call the ‘genealogical model’, the defining characteristic of which is the split between the life that is undergone within each successive generation of a lineage, and the passage of information, whether genetic or cultural, from one generation to the next. I argue, to the contrary, that life is continually renewed in the collaboration of generations, and that it is in the wealth of meaning drawn from the experience of intergenerational collaboration that cultural knowledge resides. Far from being transmitted from one generation to the next, this knowledge is continually regenerated in the course of their common life.

 

Per informazioni: ssc.comunicazione@unict.it