Percorsi SSC: intervista a Silvana Calcagno

Inauguriamo oggi Percorsi_SSC, una serie di interviste nata per raccontare storie di ispirazione che sono partite dalla Scuola Superiore di Catania e che ora sono in giro per il mondo. Abbiamo chiacchierato con Silvana Calcagno, ex allieva SSC laureata in Filologia Moderna, oggi executive assistant alla Rai, web editor, content strategist e autrice del romanzo “Gianni Morandi è scomparso”.  

Silvana, raccontaci la tua esperienza in Rai. Com'è iniziata? E di cosa ti occupi oggi?

Ho iniziato in Rai ormai 7 anni fa: ho fatto un concorso pubblico per titoli ed esami e sono entrata come assistente ai programmi con apprendistato. Ho fatto tante esperienze in programmi diversi, di intrattenimento, di viaggi, da Sereno variabile, dai più antichi ai più nuovi. E adesso, da un anno a questa parte, sono a Rai Documentari. Mi occupo di tutta la parte produttiva: essere in produzione significa curare tutta la parte che sta prima della messa in onda di un prodotto e dopo, quindi l’organizzazione logistica, l’organizzazione amministrativa, ma anche la parte editoriale, fare da assistente ai giornalisti come desk e poi aiutare anche al montaggio o se ci sono delle riprese esterne da fare. E poi dopo la messa in onda ci sono una serie di pratiche burocratiche da fare che competono sempre a noi di produzione.

Nel tuo sito web ci racconti la tua passione innata per la scrittura: " fin da piccola ho scritto storie, tenuto diari e immaginato mondi di carta". Come nasce la storia di " Gianni Morandi è scomparso?" 

Dopo un po’ di tempo che ho cominciato in Rai, ho deciso di seguire un corso di scrittura per non perdere la mia parte più creativa. Questo corso di scrittura era di tre step: la prima era una parte introduttiva, poi passai a scrivere racconti completi nella seconda parte e la terza parte finiva con la stesura di un romanzo o di un racconto lungo o di una raccolta di racconti e quello è stato per me il pretesto per portare a termine proprio la stesura di un romanzo. Una cosa che ho trovato abbastanza complicata, perché comunque devi avere parecchio tempo; quindi, con la “scusa” del corso e avendo delle scadenze sono riuscita finalmente a portare a termine la scrittura di un romanzo lungo. Che poi era il mio sogno da sempre poter appunto concludere un'opera più corposa quale poi è “Gianni Morandi è scomparso”. Dopo il concorso la scuola mi consigliava una serie di case editrici per provare a pubblicare però nessuno mi aveva risposto. Poi ho partecipato a un torneo letterario che si chiama “IoScrittore” e lì pubblicavo soltanto l’incipit sotto pseudonimo e i partecipanti dovevano valutare questo incipit e decidere se passare alla parte successiva oppure no. Io non sono passata alla fase successiva, ma uno dei lettori del mio incipit era il direttore editoriale di questa casa editrice, GM.libri, che poi ha deciso di pubblicarlo perché è rimasto colpito, mi ha chiesto di mandargli tutto il manoscritto e poi ha deciso di pubblicare il libro con la sua casa editrice. Diciamo che è stato tutto un po’ per caso. 

Cosa porti con te del tuo percorso di studi in Filologia Moderna? 

Porto tutto perché quello che ti danno le materie umanistiche è un metodo nel fare le cose. A parte la cultura umanistica che è fondamentale, il saper scrivere un’email, un biglietto da visita sembra una banalità, ma non lo è e poi il metodo di approccio alle cose, ai compiti che hai, che la cultura umanistica ti dà e ti arricchisce tantissimo. Poi comunque io lavoro in un’azienda di comunicazione, la Rai poi fondamentalmente fa quello: comunica. Quindi penso che il mio percorso universitario calzi a pennello con quello che faccio adesso perché è vero che filologia moderna ha molte cose che sono più volte all’insegnamento, alla carriera universitaria però si basano tutte su un elemento di fondo che è la comunicazione che sia di un’opera antica, moderna o sui social comunque la base è fondamentale e sicuramente una facoltà come lettere te la dà per fare tutto questo. 

Se ti chiedessero di descrivere la SSC in 3 parole quali sceglieresti? 

Allora la prima sicuramente è amicizia, perché quello che mi ha lasciato la Scuola è un bagaglio infinito di amici proprio stretti, profondi, che non avrei potuto trovare in altro modo. La Scuola ti dà la possibilità di condividere, ecco il secondo termine: condivisione. Davvero l’esperienza di vivere dentro la scuola è la cosa più bella, un dono rarissimo, che ti aiuta a metterti in gioco con te stesso, a crescere ma anche proprio a conoscere persone bellissime e a condividere con loro tante esperienze di crescita, che molte volte si fanno da soli purtroppo. Invece lì li fai in compagnia. Questo è un’opportunità grandissima. E questa è la terza parola: opportunità. La Scuola ti dà un’opportunità incredibile di approfondire quello che già studi nel percorso uni standard ti dà l’opportunità di vivere un’esperienza umana unica e anche le attività extra-curriculari sono una cosa che poi ti ritrovi e ti arricchiscono un sacco.

E, infine, quale suggerimento daresti ai futuri studenti di Lettere?

Di vivere gli anni universitari con serietà sì, ma anche con spensieratezza perché anni come quelli universitari non tornano, sono gli anni in cui si può fare esperienza. Quindi fare tutte le esperienze possibili a livello accademico, partire per l’Erasmus, essere spugne nell'apprendere, nel conoscere gente perché davvero è un periodo della vita che non torna indietro. E poi proprio agli studenti di Lettere di non farsi abbattere dai luoghi comuni sul fatto che se ti iscrivi in Lettere non trovi lavoro. Non è più vero. Ci sono tantissimi lavori che adesso sono retribuiti bene e che richiedono come base proprio la cultura umanistica. Ci sono tante persone che conosco che fanno i copywriters, che lavorano nelle aziende di comunicazione, delle risorse umane, insegnano: quindi gli sbocchi sono diventati tantissimi e non bisogna avere paura di fare quello che piace e di seguire la propria passione. Io, per esempio, tornando indietro rifarei il mio percorso universitario esattamente uguale, perché ho fatto quello che mi piaceva e di questo sono felice.