Da Catania a Philadelphia, passando per Strasburgo: intervista all'ex allievo Stefano Ippolito

Stefano Ippolito, Alumnus della Scuola Superiore di Catania e Dottore in ricerca in Chimica fisica all'Università di Strasburgo (Francia), oggi è ricercatore all’l'Istituto di Scienza e Ingegneria Supramolecolare della stessa istituzione e a breve si trasferirà a Philadelphia (Stati Uniti) per unirsi all'A.J. Drexel Nanomaterials Institute. Lo abbiamo raccontato per capire insieme il ruolo che ha avuto la Scuola Superiore dell'Università di Catania nel suo percorso. 

1. Conti un'importante quantità di articoli pubblicati a tuo nome. Come ci si sente a poter dare il proprio contributo alla scienza e, nel tuo caso specifico, alla Chimica?

Il percorso della ricerca scientifica non è così semplice come sembra, ma è sicuramente molto gratificante quando si riesce a lasciare un proprio segno nella letteratura scientifica. Nonostante il lavoro di ricerca non sia sempre così lineare e i fallimenti costituiscono una buona parte del risultato finale, contribuire alla scienza ti fa sentire parte della scienza stessa, oltre che di un gruppo più ampio di ricercatori europei ed internazionali con cui è possibile creare network e legami di forte amicizia e rispetto reciproco.

In ambito di ricerca si discute spesso dell’espressione Publish or Perish: sì, i numeri sono fondamentali quando si parla di pubblicazioni o citazioni, ma è anche vero che bisognerebbe guardare di più al background di ciascun ricercatore, a quanto il suo percorso sia stato formativo o alle capacità maturate durante il lavoro di ricerca e di collaborazione con gli altri ricercatori. Bisognerebbe guardare non tanto alla quantità, quanto alla qualità delle pubblicazioni: ciò sarebbe sicuramente un punto a favore per le generazioni future!

Nel mio caso specifico, tra l’altro, riceverò presto un prestigioso premio dall’International Union of Pure and Applied Chemistry (IUPAC), destinato a 5 tra le migliori tesi di Dottorato in Scienze chimiche al mondo. Questo è un ottimo esempio di quanto già detto: pur competendo nel panorama internazionale con altri candidati dagli alti numeri (per gli standard italiani) di pubblicazioni, la comunità scientifica internazionale ha iniziato a valorizzare di più la qualità dei lavori piuttosto che il fattore numerico degli stessi.

2. Cosa apprezzi di più nel fare ricerca e nell'approfondire tematiche di tuo interesse? Di cosa ti occupi più nello specifico?

Parlando da ricercatore trapiantato all’estero, uno degli aspetti chiave continua ad essere quello dell’avere contatti con persone di background differenti: a Strasburgo, ad esempio, lavoro insieme ad una trentina di ricercatori e ricercatrici di ogni nazionalità.

Anche la scelta della tematica è fondamentale, soprattutto quando si incontrano dei professori che ti motivano affinché anche tu possa dare un tuo contributo su un argomento di ricerca. In questo senso, anche il mio Tutor della Scuola Superiore di Catania ha avuto un ruolo chiave: mi ha infatti guidato dapprima nel corso del tirocinio svolto a Strasburgo e finalizzato alla stesura della tesi di Laurea magistrale, poi, continuando sempre nello stesso posto, nei primissimi passi del mio percorso di Dottorato.

Nel mio ambito di ricerca, quello della chimica dei materiali, ho avuto massima libertà di scelta e sono sempre stato spronato e supportato ad esplorare nuove tematiche. Ad oggi, anche grazie agli impulsi provenienti dal contesto interdisciplinare della SSC, mi occupo di produzione, funzionalizzazione ed applicazione di nuovi materiali bidimensionali nell’ambito dell’elettronica (tra i tanti, un classico esempio è il grafene), le cui peculiari ed uniche proprietà stanno già rivoluzionando il panorama mondiale e le nostre vite quotidiane.

3. In quale modo, ripensando agli anni di residenza presso Villa San Saverio, la Scuola Superiore di Catania ha incrementato questa tua vocazione di ricercatore?

Sento - a posteriori - di avere avuto una vocazione per diventare ricercatore. La Scuola mi ha offerto tantissimi input in questo senso e, soprattutto, mi ha anche spronato ad andare oltre i confini delle mie discipline di indirizzo per lasciarmi contaminare dagli altri saperi: un esempio sono i corsi interdisciplinari tarati per gli Allievi di entrambe le Classi.

Un’altra cosa da non sottovalutare è sicuramente l’avere delle ore di tirocinio da svolgere con il Tutor della SSC: questo è un ottimo modo per avviare gli studenti alla ricerca in modo concreto e precoce. Posso infatti dire che, anche attraverso questo ulteriore aiuto, ho avuto conferma del fatto che nella mia vita avrei voluto fare il ricercatore sin dall’inizio.

4. Pensi che la tua carriera accademica sarebbe stata la stessa senza la SSC?

Inizialmente, in realtà, non pensavo neanche sarei rimasto alla Scuola Superiore di Catania. Avevo già superato il test d’ingresso in altre università e il concorso di ammissione in un’altra Scuola di eccellenza. Alla fine, però, mi sono dato la possibilità di riscoprire Catania, con l’intenzione di trasferirmi altrove per la Laurea magistrale. Fortunatamente, invece, sono rimasto fino alla fine del mio percorso universitario: senza la SSC non sarei sicuramente la persona, il ricercatore che sono oggi, non avrei fatto ricerca a Strasburgo e probabilmente non sarei neanche andato lì per il Dottorato. La Scuola Superiore di Catania ha fortemente segnato, indicandomela, la direzione verso cui andare.

5. Se dovessi tornare indietro, perché proveresti di nuovo il Concorso alla Scuola Superiore?

Sebbene la Scuola Superiore di Catania non si conoscesse quanto oggi, quando ho iniziato il mio percorso, decisi di iscrivermi comunque al Concorso di ammissione. Provai per caso, e alla fine, scoprendo di essere stato selezionato, mi diedi una possibilità.

Guardandomi indietro, ne consiglierei sicuramente l’esperienza perché credo fermamente sia utile iniziare e continuare a studiare alla Scuola fino alla fine del proprio percorso e non soltanto durante la Laurea triennale. Durante i cinque lunghi anni universitari, infatti, posso testimoniare che la Scuola non ha mai smesso di sorprendermi e aprirmi altre porte di nuovi saperi più o meno lontani dal mio.